Rischio geomorfologico

La Sicilia‚ ubicata al centro del Mediterraneo‚ rappresenta un segmento dell’Orogene Appenninico-Maghrebide‚ che collega l’Appennino al Nord-Africa attraverso l’Arco Calabro-Peloritano. Essa‚ unitamente al suo margine tirrenico‚ costituisce un’area geologica‚ in cui sono presenti varie unità tettoniche derivanti da differenti domini paleogeografici.

Infatti la Sicilia è un´isola contraddistinta da una straordinaria “geodiversità”‚ con una complessa storia geologica che si rispecchia nella grande varietà di rocce - sedimentarie‚ magmatiche e metamorfiche - che qui affiorano e la cui genesi abbraccia un intervallo temporale che va dal Paleozoico fino ai giorni nostri.

Le rocce di origine sedimentaria sono presenti in gran parte della Sicilia e diffuse in particolare nella parte settentrionale dell’Isola (Monti di Trapani e Palermo‚ Madonie e Nebrodi)‚ nella parte centrale (Monti Sicani)‚ nella parte meridionale (sedimenti della Fossa di Caltanissetta) e nella parte sud-orientale (Altopiano Ibleo).

 Le rocce di origine magmatica sono localizzate nella parte orientale della Sicilia‚ in corrispondenza di apparati vulcanici quali l’Etna‚ il più grande vulcano attivo d’Europa‚ e le Isole Eolie; rocce vulcaniche sono presenti anche a Ustica e a Pantelleria‚ strutture vulcaniche ormai spente.

Infine‚ le rocce di origine metamorfica‚ che derivano dalla modificazione di rocce preesistenti a seguito di variazione di temperatura e pressione‚ affiorano estesamente in tutto il triangolo peloritano‚ nella parte nord-orientale della Sicilia.

Durante la sua lunga storia geologica la Sicilia è stata interessata da immani sconvolgimenti che hanno determinato la struttura e le forme attuali.

Figura 1 - Schema strutturale semplificato della Sicilia (mod. da Di Stefano et. al.‚ 2002)

Figura 2 - Geologica della Sicilia‚ scala 1:250.000 (Lentini & Carbone‚ 2014)

I multiformi aspetti che caratterizzano la geomorfologia della Sicilia derivano dalla concomitante azione delle forze esogene (degradazione meteorica‚ alterazione chimico-fisica delle rocce‚ erosione eolica‚ azione delle acque superficiali e sotterranee‚ erosione marina e fluviale‚ deposito di sedimenti‚ ecc) con i fenomeni strutturali (fattori litologici e tettonici) che agiscono quotidianamente‚ modellando la superficie terrestre.

I processi sopra descritti sono fenomenologie assolutamente naturali che si sono sempre verificate in seno alla superficie terrestre.

L’interazione fra l’azione antropica e i processi geomorfologici danno luogo al rischio geologico‚ che comprende il rischio idrogeologico e idraulico. Esso è inteso come il risultato del prodotto di tre fattori:

- pericolosità o probabilità di accadimento dell’evento calamitoso;

- valore degli elementi a rischio (intesi come persone‚ beni localizzati‚ patrimonio ambientale);

- vulnerabilità degli elementi a rischio (che dipende sia dalla loro capacità di sopportare le sollecitazioni esercitate dall’evento‚ sia dall’intensità dell’evento stesso).

 

Rischio idrogeologico

Il rischio idrogeologico è dovuto a particolari aspetti geologici e geomorfologici legati all´instabilità dei versanti‚ o di corsi d’acqua in seguito a particolari condizioni ambientali‚ meteorologiche e climatiche. Infatti le acque piovane‚ una volta raggiunto il suolo‚ possono in ambienti particolarmente antropizzati generare gravi danni con possibili conseguenze anche sull´incolumità della popolazione.

La notevole eterogeneità litologica della Sicilia condiziona l’evoluzione del paesaggio dando forme morfologiche differenti e producendo diverse tipologie di frana.

Di seguito vengono esposte le manifestazioni di instabilità di rilevante interesse dal punto di vista della protezione civile:

Frana di crollo

Sono quei fenomeni di movimento o caduta di materiale roccioso che si verificano quando la forza di gravità supera le forze di coesione interne dell’ammasso.

Il crollo‚ un brusco movimento verso il basso di roccia o terra‚ inizia con il distacco di terreno o di roccia da una scarpata ripida lungo una superficie su cui si sono verificate più o meno piccole deformazioni di taglio. Il materiale successivamente discende attraverso cadute‚ rimbalzi o rotolamenti.

Le cause principali sono dovute al grado di fratturazione delle rocce‚ all’acclività del pendio e alle spinte idrauliche all’interno delle diaclasi.

Sono estremamente pericolose in quanto avvengono senza segni premonitori‚ sono repentine e la velocità dei massi è elevata.

Figura 3 - Frana di crollo sulla SS.290  Calascibetta- Villarosa (EN)

 

Figura 4 - Caduta massi in via Acquicella - Catania

 

Scivolamento rotazionale

E’ un movimento verso il basso di una massa di terreno o di roccia che si verifica lungo superfici di rottura o su zone relativamente sottili di intensa deformazione di taglio. Il movimento non si verifica inizialmente simultaneamente su tutto quella che poi diventa la superficie di rottura; Si tratta di una frana in cui la superficie di rottura è curva verso l´alto (a cucchiaio).

Movimenti riconducibili a questo tipo sono rappresentati dalle instabilizzazioni che hanno coinvolto i Nebrodi durante gli eventi piovosi del 2010. Sia l’abitato di Caronia che quello di San Fratello sono stati interessati da  scivolamenti di grosse dimensioni.

Figura 5 - Scivolamento rotazionale – Caronia (ME)

Figura 6 - Scivolamento rotazionale – Caronia (ME)

 

Figura 7 - Scivolamento rotazionale – San Fratello (ME)

 

Figura 8 - Scivolamento rotazionale – San Fratello (ME)

Colate rapide di fango

Sono frane molto pericolose che si innescano su formazioni argillose‚ nei canaloni ripidi e nelle valli strette‚ con  una maggiore intensità quando si verificano su pendii o in canaloni che sono stati denudati della vegetazione a causa di incendi o disboscamento delle foreste. 

Sono caratterizzate da contenuti d’acqua e velocità estremamente variabili‚ molto fluide‚ dense‚ per cui raggiungono elevate velocità oltre 50 km all´ora e intenso potere erosivo.

Un’area particolarmente vulnerabile della Sicilia è rappresentata dalla zona del messinese‚ che risulta‚ per la sua conformazione‚ esposta ai temporali autorigeneranti i quali‚ per fortuna‚ nelle nostre parti sono rari. Infatti affinché questi possano generarsi sono necessarie alcune condizioni quali:

estati torride‚ completamente asciutte ed autunni molto caldi in grado di favorire l’evaporazione di enormi quantitativi di vapore acqueo in atmosfera;

specchi di mare poco profondi in grado di consentire il riscaldamento di una spessa coltre di acqua;

incontri di correnti fredde in quota capaci di facilitare il rapido raffreddamento della massa con conseguenti forti precipitazioni spesso associate a grandine;

elevati rilievi prospicienti le coste che impediscono l’espandersi della massa d’acqua in aree più estese

affioramenti di rocce pseudocoerenti in grado di favorire la formazione di colate rapide di fango.

Il 1° ottobre del 2009 gli abitati di Giampilieri Superiore‚ Giampilieri Marina‚ Altolia‚ Scaletta Zanclea‚ Molino‚ Santo Stefano di Briga‚ Briga Superiore‚ Itala e Pezzolo‚ sono stati colpiti da un nubifragio che ha causato ingenti danni innescando numerose colate di fango (debris flow).

Figura 9 - Colate di fango – Giampilieri (ME)

Figura 10 - Villaggio di Guidomandri (Scaletta Zanclea- ME)

Colate rapide di fango si sono verificate anche nella Sicilia centrale‚ dove affiorano termini litologici competenti (marne di Enna). Questi fenomeni sono prevalentemente legati al disboscamento causato dai numerosi incendi boschivi‚ che hanno pressoché cancellato la copertura arborea. Ciò è avvalorato dal fatto che laddove la copertura vegetale è intatta‚ tali fenomeni sono pressoché assenti‚ nei punti dove la copertura è stata distrutta le instabilizzazioni sono in continua evoluzione.

Figura 11 - Colata di fango - Enna