Una storia da raccontare: il terremoto di Santo Stefano, nel 2018, ha reso inagibile la scuola di Pennisi, frazione di Acireale. Ricostruita a tempo di record nel rispetto di sicurezza ed ecocompatibilità

16/06/2020 17:15:11


Una storia da raccontare: il terremoto di Santo Stefano, nel 2018, ha reso inagibile la scuola di Pennisi, frazione di Acireale. Ricostruita a tempo di record nel rispetto di sicurezza ed ecocompatibilità

Il terremoto e un orologio che si ferma, i bambini di un quartiere rimasto senza scuola, la corsa contro il tempo per la  ricostruzione con materiali innovativi e un pavimento e gli spazi esterni la cui progettazione è in corso e che renderà ancora più speciali gli ambienti frequentati dagli scolari. Aspettando il ritorno tra i banchi al tempo del Coronavirus.
E’ solo uno dei tanti interventi del Dipartimento Regionale della Protezione Civile Sicilia. Ogni progetto è un caso di studio e una storia che val la pena di raccontare.
Siamo a Pennisi, una frazione a soli sei chilometri da Acireale e, come ancora oggi sottolineano gli storici locali con lo stesso timore reverenziale di un tempo, in un territorio che era occupato dal Bosco d´Aci. Cioè da quella che è stata un’imponente distesa di querce e di castagni. Un paradiso verde che, con la sua estensione, lambiva persino la città di Catania. I latini lo chiamavano Lucus Jovis (bosco sacro a Giove).

Pennisi è quindi un quartiere che è stato antropizzato in una fase temporale medio lunga, tra terre da coltivare, ricoveri agricoli e qualche casa per le vacanze; recentemente le abitazioni sono state destinate alle giovani coppie affinché mettessero su famiglia; in un luogo magico.  Quest’area popolata di cui non si sa molto è pur sempre una frazione di  Acireale, luogo che  nella seconda metà del XIX secolo si fregiava del titolo di "Città degli studi" per la presenza di collegi e scuole di istruzione superiore. Una reputazione che anche i bambini sembrano proteggere con tutte le loro forze. Così non è un caso che gli alunni della scuola elementare, espropriati delle loro aule devastate dal sisma del 2018, quando è arrivato il tempo della ricostruzione (curata dal Dipartimento della Protezione Civile Regionale) si presentavano tutti i giorni nei pressi del cantiere per verificare l’andamento dei lavori. La demolizione della vecchia struttura, molto rimaneggiata negli anni e forse dal destino segnato, è stata per i piccoli una sorta di elaborazione del lutto; i ricordi sono stati però spazzati via molto presto, all’indomani della maturazione del calcestruzzo su cui andava poi poggiata una sorta di monumento al sapere. Stavolta, però, senza i colori della calce ormai sfiorita e di vecchi mattoni forati, ma con le tonalità naturali del legno che ritorna protagonista in quello che fu un tempo il bosco dedicato a Giove. Una scuola ecocompatibile, bella, solida e con uno spazio esterno che ha appena ricevuto nuovi finanziamenti, sempre grazie al DRPC Sicilia, che calzano perfettamente con la filosofia didattica portata avanti con grande impegno dalla dirigente di questa e altre scuole tutte rigorosamente minori (3 su sette hanno subito le conseguenze del terremoto di Santo Stefano del 2018). Alfina Bertè, questo il nome della dirigente scolastica, per esempio, è convinta che il percorso scolastico non debba rimanere confinato dentro le pareti di un edificio, ed ecco così che la scuola di Pennisi, grazie ai prossimi lavori che dovrebbero essere ultimati entro la fine dell’estate, avrà i suoi cortili didattici. Ma non solo questi: saranno eseguiti lavori anche all’interno della struttura, tanto che lo stesso pavimento diventerà una sorta di percorso colorato dell’apprendimento e persino le pareti godranno della stessa attenzione. Piccoli microcosmi, idee da giganti e un cuore grande così. Sistemi educativi al passo con i tempi e con le richieste di ecocompatibile, ma molte cose forse nemmeno la scuola può insegnarle fino in fondo. Nel senso che il mondo dei bambini si basa sull’imprevedibilità, sulla creatività. Talvolta dove i progetti falliscono la spontaneità vince. Durante la ricostruzione della scuola, sotto gli occhi attenti di questi custodi della loro istruzione,  all’interno del cantiere avveniva uno scontro tra due giganti del mondo delle costruzioni: da una parte il capo cantiere “Marco il bergamasco”, il cui lavoro consiste nell’innalzare pareti,  motivare i suoi uomini e risolvere tutti i problemi costi quel che costi, anche alzando la voce, se necessario; dall’altra parte “Polifemo” in chiave moderna, fatto d’acciaio,  imponente nelle sembianze ma manovrato con abilità e in tutta sicurezza (cioè con i suoi tempi) da un “gruista”  reclutato in loco, di Motta Sant’Anastasia, alle pendici dell’Etna. Se Marco aveva premura di finire e tornare a casa, il gruista a casa già c’era; e poi vuoi mettere che “ogni cosa si fa con il suo tempo”. Non poteva funzionare: liti continue, minacce di cambiare manovratore e così via discorrendo. Questioni più che normali e che accadono in tutti i cantieri per via dei costi dovuti al rischio di ritardare la consegna, ma anche per una specie di gioco dei ruoli di ognuno degli attori in campo.  In questo frangente accade però che una delegazione di bambini entra in scena “convocando” il capo cantiere davanti al cancello. Invito accolto, tra imbarazzo e curiosità e alla presenza, tra gli altri, di alcuni funzionari del DRPC Sicilia. Poche parole ma disarmanti: “Signor Marco, noi vi guardiamo lavorare da giorni e abbiamo visto quanta fatica e quanto impegno ci mettete. Volevamo ringraziarvi perché ci state ricostruendo la nostra scuola”. Da quel momento Marco non è stato più lo stesso, commozione del momento a parte, che ha coinvolto tutti i presenti,  ha aggiustato il tiro anche con gli altri operai multietnici, come  Said l’egiziano, Jeremy l’africano, il manovratore etneo della gru “Polifemo” da Motta Sant’Anastasia. Proprio in questi giorni Jeremy si trova in Sicilia, stavolta per costruire una villa di legno e ogni sera telefona agli amici, ai tecnici incontrati a Pennisi. Ha il ricordo vivo di quella scuola e di quel gruppo di bambini che lo hanno fatto emozionare assieme al suo burbero capo, rendendo così importante il lavoro che stava facendo che è diventata una missione.
I numeri dicono che la scuola è stata realizzata con un importo complessivo di circa 280 mila euro (compresi i lavori in itinere). La demolizione e le fondazioni sono state realizzate a cura del comune di Acireale. Tutto l´intervento con fondi regionali messi a disposizione dal DRPC Sicilia. L’istruttoria e la progettazione della scuola di Pennisi  è stata curata dall’Architetto Arcangelo Ruffino del DRPC.  E’ uno dei casi di perfetta sincronia tra istituzioni, locali e regionali, ma non solo: come afferma la dirigente scolastica Alfia Bertè, “tutto ciò è stato reso possibile anche grazie alla mobilitazione e alla collaborazione con le istituzioni degli abitanti di Pennisi”. Grandi e piccini.

 

Francesco Venuto

Interviste Video di Fabio Badalà

immagini con drone Sergio Rotondi (associazione Arcicaccia Acireale)
Foto archivio DRPC

 

 

 

 

 

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